A metà Settembre dell’anno 2017 a causa della siccità che ha provocato la diminuzione del livello medio del lago Cecita, sono stati rinvenuti i resti dell'elefante dalle zanne dritte, specie vissuta nel Pleistocene medio e superiore, considerato un lontano cugino del mammut. Il ritrovamento è avvenuto ad opera degli archeologi dell’Università del Molise in collaborazione con l’Università degli studi di Bari.
L’inaspettato rinvenimento ha portato alla luce il primo scheletro completo del territorio nazionale, appartenente all’Elephas Antiquus.
Parte dei resti è ancora sotterrata, mentre solo alcuni frammenti, tra cui una zanna e un molare, sono stati puliti e restaurati presso il laboratorio archeologico dell’ateneo molisano grazie ai fondi messi a disposizione dal Segretariato Regionale del MIBACT per la Calabria, dalla Soprintendenza Archeologia, dalle Belle Arti e Paesaggio per le province di Catanzaro, Cosenza e Crotone, dal Comune di Spezzano della Sila, dal Parco Nazionale della Sila e dall’Università del Molise e di Bari.
I reperti dovranno essere riconsegnati al territorio silano per una loro debita valorizzazione.
I primi studi effettuati sui ritrovamenti hanno stimato un’altezza di circa 4 metri al garrese, oltre ad aver datato il gigante fra i 40000 e 700000 anni fa.
La morte dell’esemplare avvenuta sulle sponde del lago Cecita parrebbe connessa a cause naturali; la scomparsa non sarebbe, quindi, imputabile alla presenza di cacciatori sul territorio.
Considerando che la maggior parte delle spoglie fossili sono ancora accumulate all’interno dei sedimenti depositati sulle sponde del Lago, saranno predisposte ulteriori ricognizioni di recupero oltre che ricognizioni esplorative, analisi specialistiche di tipo sedimentologico,archeobotanico e palinologico atte a pervenire dati utili alla ricostruzione paleoambientale.
FONTI:
LaRepubblica.it
Fame di Sud
Calabrianews24.it
Wikipedia